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ZICO

ZICO

Non si può rinunciare a ballare quando i tuoi piedi fervono dalla voglia di muoversi. Di improvvisare movimenti di danza dal nulla. Come se un’interna necessità ti spingesse a muoverti. Descrivendo con i piedi traiettorie imprevedibili.

Arthur Antunes Coimbra, anche detto Zico, era un ballerino. Uno che muoveva la palla tra i piedi come seguendo una sottaciuta colonna sonora. Passi di samba cadenzati e repentini.

Ad onorare la tradizione della sua terra. Perché il “Galinho” aveva piedi d’oro e la palla scivolava sui suoi scarpini a formare movimenti armonici. E quelle finte di corpo che “scherzavano” l’avversario mentre il pallone andava dall’altra parte.

E quando c’era un calcio di punizione, la sentenza. Perché la palla si andava a riposare sempre nell’angolino basso seguendo una dolce parabola. Che conservava forza e precisione. Morendo improvvisa dopo la linea di porta. Come avesse raggiunto la sua quiete.

Ha vinto tutto Zico in Brasile. Coppa Libertadores, campionati, Coppa Intercontinentale. Ma in nazionale no. Nella nazionale che danzava non ha vinto nulla. Anche quando sembrava si dovesse solo scendere in campo per palesare la superiorità. Come in quel Mundial ’82. Forse troppo bello per vincere qualcosa. A specchiarsi narcisisticamente nella propria bellezza.

Anche in Italia ha mostrato il suo genio. Scegliendo la provincia. Udine. E due anni in cui lo si è visto inventare calcio per lo stivale. Non vincendo nulla. Ma mostrando a tutti come il talento sia quella dote che ti permette di esprimere quello per cui sei nato. Assecondando il destino. Quello di ballare con il pallone tra i piedi. Calcio Graffiti

Record: 39 Presenze in Serie A 22 gol.