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ALEX FERGUSON

ALEX FERGUSON

Capita che un allenatore venga identificato col club. Come fossero due cose indistinguibili. Tanto che ormai il suo carattere, la sua indole diventino quelli della squadra che dirige.

Alex Ferguson e lo United.  27 stagioni. E ancor prima Alex Ferguson e l’Aberdeen. Così tante annate da dare un’impronta inconfondibile alla sua creatura. Con la stessa determinazione, la stessa cattiveria, la stessa “fame” di chi la squadra l’ha plasmata. Tanto che i suoi ragazzi allo United furono ribattezzati i “Fergie’s boys”.

L’asciugacapelli lo chiamavano in Inghilterra. Perché negli spogliatoi le sue sfuriate sembravano emanare una scia che scompigliava i capelli dei giocatori e atterriva gli animi. Perché Alex Ferguson incuteva timore. Al solo sguardo. All’idea che da un momento all’altro il suo umore si sarebbe potuto alterare. E diventare pessimo.

Lui cresciuto a Govan tra i portuali di Glasgow. A pane e socialismo. Con l’odio verso i fighetti così lontani dai figli del popolo del suo quartiere. Tanto da portare questa avversione anche in panchina. Odiando le prime donne. Rigettando ogni comportamento da star. Come con uno dei suoi figli prediletti, David Beckham, di cui chiese la cessione per sopravvenuta e debordante popolarità.

Perché le sue squadre dovevano lasciare la pelle in campo. Correre e combattere. Con dinamismo ed elettricità. E anche i campioni dovevano difendere. Perché si gioca di squadra. Perché tutti contribuiscono a fare corpo unico. Tutti a costituire un’unica volontà.

Ha vinto tanto Sir Alex. Già da quando allenava l’Aberdeen e lo portò a conquistare una Coppa delle Coppe in finale col Real. E in patria, spezzando il duopolio Ranger-Celtic. E poi con la sua creatura più importante. Quello United che portò a rinverdire i fasti degli anni ’60. E ha vinto sentendosi sempre accerchiato. Sempre circondato da nemici. Come ci fosse sempre qualcuno a contendergli il primato.

Perché Ferguson non era un tipo facile. Con un’alta consapevolezza di sé tanto da mal sopportare le opinioni altrui, soprattutto se contrarie. Come se fosse vissuto ancora tra i pub del suo quartiere dove tutto da un momento all’altro può degenerare in rissa.

Lui che nel suo intimo è sempre rimasto figlio della “working class”.