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STADIO RENATO DALL’ARA DI BOLOGNA

STADIO RENATO DALL’ARA DI BOLOGNA

Dalla collina di San luca si domina la città. Dall’alto con il suo santuario, come a voler avvicinarsi al cielo nella preghiera. E poi si scende. Attraverso portici che paiono non finire mai. Come a ripetere un’infinita geometria di archi. Finché non si arriva in fondo e si giunge allo stadio. E gli archi che lo cingono sono la prosecuzione di quel cammino che pare voler unire il sacro col profano.

Perché il Dall’ara è il tempio del pallone bolognese. Dove Bologna la Grassa si ritrova la domenica. A festeggiare il rito laico della partita. Con quella torre altissima e statuaria che sembra richiamare la città alla festa del calcio.

È uno stadio antico quello bolognese. Costruito in epoca fascista, per questo chiamato in origine Littoriale. E di quel periodo conserva le caratteristiche di quell’architettura. Ospitava nell’abside della torre un Mussolini a cavallo, evidentemente rimosso al termine della guerra. Quando poi diventò semplicemente Comunale. Per poi voler rammemorare il presidentissimo Dall’Ara nel nome solo nel 1983.

Ha ospitato due mondiali il vecchio Dall’Ara a ricordo della sua anzianità. Ma questa è soprattutto la casa del Bologna. Già dai tempi dello “squadrone che tremare il mondo fa”. Capace di vincere quattro scudetti tra gli anni 30 e 40. Guidata tra gli altri da quel Árpád Weisz, dalla fine tragica, che darà poi il nome ad una delle due curve.

E poi questo stadio ha visto la squadra dell’epico spareggio del 1964 con l’Inter. E quel capitano che portava con orgoglio la maglia della città. Giacomo Bulgarelli a cui è intitolata l’altra curva.

Città opulenta e laboriosa. Che trova nel suo stadio il riposo dalle fatiche della settimana. Con i suoi mattoni rossi che ricordano un vecchio opificio del Novecento.

Conserva un aspetto antico. Forse a ricordare quella squadra che dominava il mondo.

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