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IL PARMA DI NEVIO SCALA

IL PARMA DI NEVIO SCALA

Era un laboratorio di calcio il Parma. Di qui erano passati Zeman e Sacchi. Ad elaborare teorie e filosofie che avrebbero sconvolto il pallone. Ad approfondire quella zona quasi blasfema nella terra dei marcatori.

E poi la Serie A. E con la Serie A arriva il simbolo di questa terra operosa e opulenta. La Parmalat. Con la famiglia Tanzi che acquisisce la società. A dare ancora più lustro ad un’azienda che si espande nel mondo portando il nome dell’Emilia per i cinque continenti.

Guida la squadra un uomo coriaceo e pragmatico. Che la forgia a sua somiglianza. Con un modulo che è un “must” in questi anni. Il 5-3-2.  Un po’ più brioso rispetto al ritmo compassato di quest’epoca.

Perché la squadra è operaia ma anche fantasiosa. Fraseggia stretto e veloce ma conosce anche la virtù del sacrificarsi. Del difendere serrando i ranghi. A zona fino all’area di rigore, poi si marca a uomo. Con il libero classico dietro a coprire le falle. Quel Minotti capitano fiero e giudizioso. Davanti all’esperto Grün e ad Apolloni.

E un centrocampo che unisce fosforo e sostanza con Cuoghi e Zoratto. Ed un altro calciatore dalla difficile definizione tattica come Osio. E poi in attacco la vitalità giovanile di Melli e l’intelligenza tattica del giovane Brolin.

Così questa squadra diventa metafora della provincia di cui è figlia. Creativa e lavoratrice. E il primo anno di Serie A stupisce tutti. Fino a conquistare un posto in Europa. Da neopromossa. Da squadra di provincia.

E poi l’anno dopo cominciano i trofei. Con la Coppa Italia vinta contro la Juve. In una partita che è l’apoteosi della vittoria della provincia sui magnati delle metropoli.

E come a completare un ciclo, l’anno dopo la finale di Coppa delle Coppe contro l’Anversa. Nel tempio del calcio. Wembley. Per una consacrazione officiata nella terra dove il football è nato.

Il Parma dei miracoli vince una coppa europea grazie anche all’innesto del folle e dinocolato Asprilla.

La favola finisce qui perché dopo il Parma entrerà nell’Olimpo del calcio italiano. Non più favola di provincia ma realtà industriale. E comincerà a ragionare da “grande”. Investendo miliardi di lire. Scialacquando denari a profusione. Considerando la squadra come una propaggine dell’azienda madre. Con cui diffondere il marchio nel mondo. E acquisirà un posto stabile in Italia e in Europa. Andando sempre al di là delle proprie possibilità economiche.

E la storia del Parma Calcio e della Parmalat si fonderanno in una simbiosi perfetta. Determinando anni dopo una crisi che vedrà il tramonto di entrambe.