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SAN SIRO

SAN SIRO

Lo stadio guarda la città. E la vede cambiare. Vede i palazzi che si alzano, i quartieri che nascono, il traffico che aumenta. E cerca di assomigliargli. Di imitare la vita che si evolve.

E muta anch’esso nel tentativo di rappresentare il dinamismo di una comunità che si sente al centro del cambiamento.

Si è rifatto il look tante volte San Siro per cercare di tenere il passo della città.

Da quando negli anni 20 viene costruito sul modello degli stadi inglesi agli anni 50 in cui assume la forma elicoidale. Quasi a ricordare le fabbriche fordiste e i sistemi di produzione. Chè si è in pieno boom e le industrie hanno cambiato il volto della campagna circostante. E lo stadio imita il paesaggio e si adegua all’industrializzazione.

E dunque le torrette come moderne ciminiere ad imitare scenari familiari in quei tempi. Tempi in cui il progresso si mangia l’aria e la terra.

Ha visto passare generazioni di milanesi San Siro o chi milanese l’è poi diventato, cercando di imitare quell’accento alieno. Ha visto passare gli operai meridionali che tifavano le grandi squadre della città anche per sentirsi accettati. Per sentirsi parte di una comunità.

Ha visto passare i signori della Milano-bene che giocavano col vizio del pallone.

O i turisti giapponesi che dopo un salto in Via Montenapoleone proseguivano il tour alla stadio perché tutto è moda.

E ha seguito l’evoluzione della città con le squadre che ne seguivano l’arricchimento. Con gli industriali che costruivano i loro giocattoli e si concedevano il lusso di impreziosire la loro bottega di artisti. Milan e Inter negli anni 60 sul tetto d’Europa facendo del campo “La Scala”.

Lì dove il calcio diventa lo strappo domenicale. A vedere i grandi capitani, i grandi allenatori e le tribune che si identificano in questo spettacolo, immedesimandosi in questa rappresentazione del progresso. In cui anche l’operaio della Pirelli si sente protagonista.

Fino agli anni 80. Allo sfarzo, ai soldi facili e ad una città che guida in Europa per la voglia di apparire. In un’estetica che si riflette nella bellezza del gioco sacchiano. E si sente di nuovo protagonista.

Sarà abbattuto San Siro per lasciar spazio ad uno stadio più funzionale. E con lui sarà abbattuta la storia di generazioni che hanno guardato a lui come parte della nostra ordinaria vita. Calcio Graffiti