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ROMARIO


Romário de Souza Faria, anche detto Romario, nasce a Rio de Janeiro il 29 Gennaio del 1966. E di Rio porterà sempre dentro il Carnevale, con la sua esplosione improvvisa di vitalità e di energia.

Una pigrizia che si tramuta improvvisamente in danza, un’indolenza che si fa movimento rapsodico.

Poteva così capitare di vederlo bighellonare in campo per 89 minuti e poi il lampo improvviso. Come un gatto liberato da una gabbia che gli tarpava la sua libertà. Uno scatto felino in area di rigore e la rete. Ché il difensore aveva pensato che oggi non era la sua giornata. Ma lui conservava l’energia perché a lui interessava solo il gol.

Imbattibile sui primi 3 passi. Se ti puntava in area di rigore era una condanna a morte. Chiedete a Franco Baresi.

E poi quel suo modo infantile di giocare, con quel tiro di punta che nelle scuole calcio ti proibiscono. “Solo gli scarsi tirano di punta” dicono. Ma lui, che della velocità saettante aveva fatto bandiera, voleva ridurre il tempo della battuta. E così il portiere rimaneva stordito con quell’anticipo beffardo che era un giochino. Come nei campetti quando fai il tunnel all’avversario e lo irridi. Solo che lui della sua infantilità ne faceva un’arma e “scherzava” l’avversario con la spontaneità di un bambino.

Nei Mondiali del ’94 costituirà una delle coppie più belle della storia del calcio con Bebeto. Entrambi minuti e sguscianti, daranno vita ad 1-2 che diventeranno leggenda. Un dialogo quasi istintivo tra i due che parlavano la stessa lingua calcistica.

Adesso si dedica alla politica. Ma prima ha voluto raggiungere i 1000 gol (non riconosciuti dagli almanacchi ufficiali).

Perché c’è chi è nato per faticare e chi è nato per segnare.

Romario: l’uomo dei 1000 gol. Calcio Graffiti