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ROGER MILLA

ROGER MILLA

Come i bambini quando imparano a correre. Che ad ogni occasione spingono le gambe in modo irrefrenabile. Per guardare il mondo che scorre a fianco. Per conoscere l’ebbrezza di un corpo che cresce e si fa autonomo. Così Roger Milla spaziava per il campo. Con la stessa naturalezza. Con la stessa allegria.

Perché Milla si divertiva in campo. Come quando entri per la prima volta su un prato verde e lo vuoi percorrere tutto a perdifiato. Così lui attraversava lo stadio cercando di catturare il pallone. Perché voleva sentirlo tra i piedi per poi lanciarselo in avanti. E poi giocare a raggiungerlo. E così tornare il bambino che imparava a correre.

Uno di quegli indomabili che avevano fatto soffrire l’Italia nel 1982. Forse il più tecnico tra compagni che gareggiavano in fisicità. Una carriera passata tra il Camerun e la Francia. Tra alti e bassi, ma con un innato senso del gol che lo accompagnava sempre nel suo girovagare.

Fino ad arrivare all’anno di grazia 1990. Roger Milla decide che il suo “buen retiro” è l’isola della Reunion. Lontano dal chiasso del calcio europeo. Giocare per rendere più dolce il passaggio all’inattività. Ha 37 anni Milla e ha ormai abbandonato la nazionale, quando arriva la chiamata del Presidente del Camerun che lo prega di tornare. Lui accetta rinunciando ai progetti di una pensione cullata.

Così ai mondiali italiani diventa l’uomo della sorte. Entrando dalla panchina rivoluziona le partite. E  trascina per carisma e brio i giovani compagni. Fino ai quarti con l’Inghilterra. Partita maledetta persa per due rigori. Non prima di aver sbeffeggiato uno spocchioso Higuita negli ottavi.

4 gol segna in quei mondiali. Ma ancor più netta è l’impressione che quando lui entra, l’umore cambia. E tutti si sentono più sciolti. Davanti a quel vecchietto che li guida e li protegge.

Sembra l’epilogo di una carriera. Invece quattro anni dopo a furor di popolo ritorna ai mondiali. E alla veneranda età di 42 anni segna. Diventando il più anziano goleador di un mondiale.

Mantenendo viva la fama di  “leone indomabile” che 12 anni prima aveva fatto soffrire l’Italia di Pablito.

Record: 74 presenze in nazionale 41 gol