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NIGERIA – ITALIA. QUANDO TUTTO SEMBRAVA PERDUTO

NIGERIA - ITALIA. QUANDO TUTTO SEMBRAVA PERDUTO

Ottavi di finale Campionati del mondo

Boston 5 luglio 1994

Risultato 1-2 d.t.s.

Fa un caldo infernale quel giorno a Boston. 90 % di umidità. Da liquefare muscoli e tendini. Da obnubilare la vista. E l’Italia sta perdendo 1-0.

Tutta la nazione sta già pronunciando il “ De profundis”. Maledicendo il nuovo calcio di Sacchi. E qualche campione che quando arrivano i momenti importanti scompare.

Quando, tutt’a un tratto, dalla fascia compare il comprimario Mussi che vince un rimpallo e trova lo spazio per appoggiarla dietro a Baggio che tira. La palla passa tra le gambe di un nigeriano e finisce nell’angolino.

Una serie di fortuite coincidenze quando ormai anche la speranza era defunta.

Perché la partita era destinata alla disfatta. Con un’Italia che si frangeva sui muscoli e la rapidità dei nigeriani. Che nel primo tempo trovavano il gol con Amunike. E dopo era solo gioco che non trovava applicazione. Schemi mal digeriti. Un pensiero che non trovava compimento. In cui gli interpreti sembravano giocare un ruolo che non comprendevano. Quel calcio spettacolo che rimaneva sulle lavagne degli spogliatoi senza trovare sfogo in campo. Ricordando quel grande Milan che fu.

E poi l’arbitro decideva di punire il più buono tra gli azzurri. Quel Zola che stupefatto vedeva palesarsi un cartellino rosso. Per un fallo che non aveva commesso.

Tutti gli ingredienti della disfatta pronti per l’inquisizione nazionale del giorno dopo. Ricordando la promessa di un’Italia finalmente libera dal catenaccio nazionale.

Ma il destino, nella veste di un rimpallo, all’88’ suona alla porta del più estroso dei giocatori. E lui non tradisce l’occasione e pareggia. Con la palla che lo cerca per essere accarezzata da lui. E lui si prende la scena. Come la più virtuosa dei soprani.

Così, nonostante il caldo del mezzogiorno americano, l’Italia rinasce e nei supplementari ancora Baggio scodella con una schucchiaiata il pallone in area. Come si fa sui campetti per pavoneggiarsi. Per mostrare superiorità. Così un altro pedalatore della fascia cerca di raccogliere l’assist ma viene sotterrato da un difensore nigeriano.

È il rigore. Che l’uomo del destino batte. Spiazzando il portiere.

E poi è solo sofferenza e batticuore. Fino al triplice fischio finale.

E si passa ai quarti. Nella speranza che arrivi il gioco promesso.

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