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LA PARTITA DI CALCETTO

LA PARTITA DI CALCETTO

La partita di calcetto comincia giorni prima. Sul gruppo whatsapp. Con le convocazioni. Mercoledì alle 21. Dicono tutti CI SONO. Ma dopo qualche giorno qualcuno domanda: “Ma la partita è alle 22 giovedì?”. Vicino alla santità la figura dell’organizzatore. Paziente, mediatore, ostinato.

Finalmente si riesce a raggiungere il numero. Si è in 10.

Si arriva alla spicciolata.

C’è l’anticipatario che arriva un’ora prima e si ferma ad osservare le partite sugli altri campi alla ricerca di nuovi talenti. E c’è chi arriva mangiando un panino col prosciutto crudo ché ha bisogno di energie per carburare. E chi si fuma la sigaretta ché deve allentare la tensione.

Ci si trova tutti nello spogliatoio a ragionare di donne che ci faremmo, ululando ad ogni nome. Quando all’improvviso ci si accorge che si è in 9. Sempre lui. Il ritardatario manca all’appello. Allora l’organizzatore prende il telefono e lo chiama. Ma non risponde. Telefono staccato.

Si entra nel panico e si comincia a girare per i campi alla ricerca di qualcuno tanto kamikaze da farsi la doppia partita. Quando sono ormai le 21, rassegnati a dover giocare dispari, lui arriva con flemma nordica dicendo a tutti che è in perfetto orario.

Comincia la partita. Ovviamente non si riesce mai a trovare un portiere di ruolo. Quindi si turna. 5 minuti per uno. Solo che ci sono 5 minuti e 5 minuti. C’è chi stremato se ne fa 10 e chi al volgere di una nuova azione chiede il cambio, insultando anche chi non vuole sostituirlo.

Tra i giocatori si distinguono il PAVIDO che la passa sempre al portiere, che non si assume alcuna responsabilità.

C’è poi il SOLISTA che tenta sempre il dribbling e non la passa neanche se circondato da una mandria di tori in calore.

Poi c’è l’UOMO SQUADRA che incita tutti e fa da motivatore. Per lui la partita è una sfida psicologica.

C’è il CAZZONE che pensa ad abbassare i pantaloncini agli avversari e dopo un po’ si disinteressa della partita perché comincia a parlare con la moglie di un amico che è in tribuna.

E c’è quello che dice di aver giocato in Serie C ma dallo stop non si direbbe.

La partita inizia con ordine. Ognuno tiene le sue posizioni. Si difende in 4, si attacca fraseggiando. Verso la fine saltano gli schemi. Si attacca in 4 e si difende in uno. Quello più coriaceo, che non vorrebbe perdere neanche al solitario di windows e che bestemmia contro gli altri che ormai dimorano sul palo della porta avversaria a chiacchierare col portiere.

Poi ci sono quelle mezze palle in cui si arriva entrambi a contrasto. Di solito ci si lascia una rotula e un malleolo ché a 40 anni ogni botta sono 5 anni di vita in meno. Di solito si contano non meno di tre ginocchia rotte.

Ognuno indossa una maglietta differente. C’è ancora chi ha la maglia della Germania Ovest o chi quella del Parma di Nevio Scala. E poi c’è quello alla moda che è tutto brandizzato Cristiano Ronaldo con scarpe, maglietta e anche giacca da riposo.

Finita la partita tra persone claudicanti ed altre stremate dalla fatica, si torna in spogliatoio. Tutti sotto la doccia a guardare e a comparare il pene altrui. Ché tra maschi si fa gara a chi è più maschio.

E all’uscita un birra gelata a consacrare il sacro rito del calcetto. Calcio Graffiti