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IL RITORNO DEGLI STRANIERI IN SERIE A

IL RITORNO DEGLI STRANIERI IN SERIE A

È il 1966. L’Italia subisce una delle sconfitte più cocenti della sua storia. Battuta dalla Corea del Nord di Pak-Do-ik. Fuori dai mondiali per mano di una squadra di semi-professionisti.

Il clamore in patria è enorme. Si cercano le motivazioni di una tale cataclisma sportivo. E tra le cause della disfatta si fa subito largo la mancata valorizzazione dei talenti autoctoni a vantaggio degli stranieri.

Così la Federazione decide di chiudere le frontiere. Potranno giocare solo calciatori stranieri già ingaggiati. La Serie A sarà riservata ai soli giocatori italiani. In questo modo si spera di risollevare le sorti della nazionale, reduce da continue delusioni mondiali.

Gli anni della chiusura trascorrono tra alti e bassi della nazionale e un’involuzione delle squadre di club. Solo due successi europei. La Juventus vince una Coppa Uefa nel 1977 e il Milan la Coppa delle Coppe nel 1973. La Serie A segna il passo rispetto ad altri campionati come quello inglese che gli ammette gli stranieri.

Così arriviamo al 9 maggio 1980. La Federazione decide di riaprire le frontiere. Per la verità, legittima l’ingaggio di un solo straniero per squadra.

Arrivano quell’estate nuovi campioni ad arricchire le rose. In particolare ricordiamo Falcao alla Roma, Krol al Napoli, Brady alla Juventus. Falcao diventa il divino per tocco e sapienza tattica, Krol guida la difesa napoletana con la maestria di chi mastica calcio totale, Brady aggiunge tecnica al già vigoroso centrocampo juventino. Giocatori che in alcuni casi cambiano il volto delle proprie formazioni.

C’è poi chi ingaggia clamorosi bidoni il cui arrivo si tinge di leggenda. Eneas al Bologna, Fortunato al Perugia, Luis Silvio alla Pistoiese. Calciatori che sembrano frutto di un raggiro di faccendieri sudamericani. Transazioni di società forse non più abituate ad operare sul mercato estero.

C’è anche chi non usufruisce di questa possibilità. Cinque squadre preferiscono mantenere la propria italianità.

Gli stranieri danno comunque un po’ di vitalità ad un campionato che tra calcioscommesse ed esasperato tatticismo arrancava. O anche un tono di folklore come il mitico Juary e la sua danza attorno alla bandierina.

Così iconici che le figurine valgono doppio e si scambiano minimo con due italiani. E da allora ogni estate degli anni 80  si legge la Gazzetta in spiaggia, guardando agli stranieri che le squadre avrebbero preso. Diventando il sogno agostano dei tifosi. Che fantasticano sotto l’ombrellone.

Scegliendo la nazionalità in base all’apporto che avrebbero dato. La potenza dei tedeschi, la tecnica dei brasiliani, la grinta degli argentini.

Da quel 9 maggio il calcio italiano cambia. Ammette man mano sempre più giocatori esteri. Fino alla sentenza Bosman che ne liberalizza l’ingaggio. Così da diventare giocatori come gli altri.

E, da quel momento, non sono più il sogno di un’estate.