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IL MIRACOLOSO NOTTINGHAM FOREST DI BRIAN CLOUGH

IL MIRACOLOSO NOTTINGHAM FOREST DI BRIAN CLOUGH

È il 28 maggio del 1980. Nottingham Forest-Amburgo. Finale di Coppa dei Campioni.

Una squadra che tre anni prima giocava nella Seconda Divisione inglese conquista la seconda Coppa dei Campioni col gol di Robertson e le prodigiose parate di Shilton.

Due Coppe dei Campioni consecutive. Successo solo alle grandi squadre.

Ma c’è chi, arrivando dal nulla, ha un’ambizione e un ego smisurato. E crede fortemente nel suo valore. E questo credo lo trasferisce ai giocatori. Raddoppiando energie e fame.

Quest’uomo si chiama Brian Clough. Già conosciuto oltremanica per aver vinto un titolo col Derby County. Che prende questa squadra dalla Seconda Divisione. E la forgia. Con la presunzione che lo caratterizza. Pompandola con parole che spronano.

Perché il mister è altezzoso. Al limite dell’arroganza. Ma ha una visione. Quello di un calcio diverso da quello praticato nella terra di Albione. Non più lancio lungo a raccogliere le spizzate. Ma palla a terra e possesso palla. Avvicinando l’Inghilterra al continente.

Così alla prima stagione in First Division il Nottingham Forest vince il campionato. Da esordiente. Tra l’incredulità dei più. Il Primo dei Garibaldi Reds. Che hanno le maglie come i Mille del Generale. E di quegli arditi ricordano la temerarietà.

 E così si spalancano le porte dell’Europa. E al primo turno il Liverpool dominatore del continente. Domato con gioco arioso e verticalizzazioni improvvise. Fino alla finale di Monaco con il Malmoe. E il gol di Trevor Francis a suggellare il trionfo. Ancor più bello perché inaspettato. Una provinciale a bere al calice degli dei.

Fino al giorno in cui a Madrid, la cenerentola descrive il mito. Con la seconda Coppa. Concludendo tre anni da eterna sorpresa. Tra lo stupore e la meraviglia di tutti.

Era spavaldo quel Nottingham. Come il suo mister. Consapevole che con la motivazione si può fare tutto.  Anche alzare la coppa dalle grandi orecchie.