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IL DIARIO DI SCUOLA

IL DIARIO DI SCUOLA

Non so se avete presente la sesta ora a scuola, magari quella di matematica, quando il professore spiegava e scriveva formule alla lavagna. Tu all’inizio con indolenza prendevi appunti, o meglio copiavi senza consapevolezza.

Dopo un po’ le lettere e i numeri cominciavano a girare per la stanza ché la testa era ormai satura e non ne voleva più sapere di nozioni.

E allora quella voce diventava un cadenzato sottofondo che quasi ti cullava spingendoti al sonno. Quindi riponevi il tuo quaderno a quadretti e aprivi il diario e cominciavi a fare schizzi. In modo quasi automatico, linea su linea , senza un progetto.

Guidato solo dalla tua mente ormai in libertà che attingeva al tuo immaginario. Schizzi che diventavano giocatori abbozzati per poi farsi più complessi con azioni di gioco. Le più spettacolari solitamente.

Che so una rovesciata in sforbiciata o una scivolata laterale. E poi cominciavi a seguire geometrie meccaniche e sistemavi i disegni tutti sul bordo pagina, quasi a farne da cornice , ma dopo ne occupavi il centro ormai insoddisfatto di limitarti ai confini. In seguito cominciavi con i calciatori famosi.

Disegnavi ciò che li caratterizzava. La chioma riccioluta di Maradona. Le treccine di Gullit. La pelata di Fanna.

E poi in questo vagabondare della penna, partivi con le maglie che con la biro blu diventavano quasi un’unica maglia che accomunava tutte le squadre, con la variante dello strisciato o del colore unico, stando sempre attento a scansare gli stemmi che avevi disseminato nel diario. In questo peregrinare della fantasia la classe scompariva sotto la tua penna e ti rifugiavi nel tuo piccolo mondo calcistico.

Finché non suonava la campanella e come una bolla quel mondo scompariva e, quasi colto da raptus, prendevi lo zaino e scappavi verso la libertà. Calcio Graffiti