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IL CALCIOMERCATO E LA GAZZETTA SULLA SPIAGGIA

IL CALCIOMERCATO E LA GAZZETTA SULLA SPIAGGIA

È arrivata l’estate. Il caldo. Il mare… e il calciomercato.

Puntuale come il Natale, come il mondiale ogni 4 anni (non per molto e non più d’estate), come la pioggia a Pasquetta. Appena finisce il campionato, parte la sarabanda delle cessioni e degli acquisti. Parte la macchina dei sogni.

Il mio pensiero ritorna alle lunghe estati da ragazzino.

Tre mesi di vacanza. La libertà assoluta. E ogni mattina mio nonno veniva a prendermi con la sua 127 rossa per portarmi al mare. E prima di andare in spiaggia mi dava 5000 lire. Così prendevo la focaccia e con il resto passavo dal giornalaio. E compravo la Gazzetta dello Sport.

Così dopo aver fatto il bagno, mi sistemavo sulla mia sedia pieghevole di legno e leggevo la Gazzetta.  Pagina per pagina. Con le interviste ai nuovi arrivati. Con gli scenari possibili. Con le trattative in corso. Attendendo sempre LO STRANIERO (allora ce n’erano solo due).

Interviste improbabili in cui si specificava che uno sconosciuto brasiliano avrebbe alloggiato in tale albergo prima di trasferirsi nella sua villa in collina. O trattative in cui le squadre scambiavano pezzi di giocatori in cambio di promesse per il futuro.

Ma quello che mi attraeva di più era la pagina degli ACQUISTI e delle CESSIONI. Con la visualizzazione della nuova squadra. Con i neoarrivi scritti in grassetto. Era sempre la prima pagina che leggevo.

Nonostante fosse tutto così improbabile, quella Gazzetta alimentava i miei sogni. E sotto l’ombrellone avevo già vinto lo scudetto.

Questo idillio, però, veniva talvolta spezzato dal vento di maestrale che soffiava insistente. Allora la Gazzetta diventava indomabile. Dovevi sviluppare strategie da contorsionista per cercare di piegare il foglio. Delle volte dovevi utilizzare mento e gambe per reggerlo. Altre volte dovevi nasconderti sotto il telo per sottrarti alla forza del vento.

Poi talvolta era un’improvvisa mareggiata o uno scherzo di un amichetto ad inzuppare il giornale. Rendendolo inservibile.

Per non parlare dei dibattiti che si scatenavano sulla spiaggia. Giudizi tranchant su giocatori mai visti e dai nomi esotici e improbabili.

Adesso è tutto più facile. Al posto del giornale c’è lo smartphone. Al posto dei commenti dei vicini di ombrellone ci sono i commenti sui social. E il cellulare resiste sia al vento che all’acqua.

Ma continuo ugualmente a sognare sotto l’ombrellone.

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