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GIANNI MINÀ

GIANNI MINÀ

Nell’agenda di Gianni Minà c’è racchiuso il Novecento. I politici, gli sportivi, gli scrittori. Tutti coloro che hanno lasciato un’impronta, una testimonianza indelebile nel secolo scorso. Chi con i piedi, chi con i pugni, chi con la parola, chi con la penna.

Capace Minà di descrivere il suo tempo con le sue interviste. Abbandonando però la freddezza del cronista. Ma cercando una chiave diversa. Cercando di descrivere tratti di umanità.

Perché dietro il ruolo, la figura, il personaggio, lui scandaglia in profondità per trovare l’uomo. Che lo faccia apparire nella sua normalità. Nella sua fragilità. Guardando dietro il paravento della fama e del potere.

 Per questo così amico di tutti. In barba alla regola della giusta distanza. Quella che serve per conservare autonomia di giudizio. Lui così attento a manifestare empatia. Talvolta solidarietà.

È un grande scrittore di sport Gianni Minà. Perché guarda ad esso come metafora della vita. Come una sorta di rappresentazione popolare. Che si popola di racconti e di miti.

E ce l’ha raccontato sempre nel suo stile. Come nella storica amicizia con Maradona. Descritto come un eroe del popolo. In una forma di riscatto e caduta che lo rendeva uomo. A sottolineare le sue umane debolezze. Sempre senza sensazionalismo, ma con il pudore dell’umanità.

O come con Muhammad Alì.  Altro eroe popolare visto dietro la sua maschera di campione assoluto.

Continua a scrivere Gianni Minà. Sempre dalla parte degli ultimi del mondo. Sempre dalla parte dei reietti.

Con la solita tenerezza di chi guarda all’uomo come il più fragile degli esseri.

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