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DOMENICA SPORTIVA CON SANDRO CIOTTI

DOMENICA SPORTIVA CON SANDRO CIOTTI

La riconoscevi subito la sua voce. Anche se stavi lavando i piatti della cena e la tv era accesa solo perché ormai parte integrante della famiglia, il suo timbro roco ti richiamava agli obblighi di tifoso. Partiva la Domenica Sportiva.

Si concludeva il trittico dell’appassionato composto da 90 minuto, Domenica Sprint e appunto lei, la regina dell’analisi. Perché, tra tutte le trasmissioni sportive, era il luogo della discussione.

Quella dove si era smaltita la sbornia del pomeriggio e l’accaloramento dell’immediato. Si poteva riflettere, ragionando di tattiche, moviole e uomini.

Sempre con garbo quasi istituzionale. Con la polemica che restava sempre in superficie ma subito sottaciuta ché si era su Rai Uno e bisognava mantenere un contegno.

E a stemperare il sapore caustico della lite creata ad arte, c’era l’ironia di Ciotti. Quasi a rimarcare che alla fine è solo un gioco. Il più serio dei giochi. E per questo occorre professionalità e distacco dalle cose. Con quella voce monotòna che arrotondava gli spigoli e ti accompagnava a dormire cullandoti con la sua nenia.

Figlia di una tradizione televisiva in cui la professionalità faceva rima con la competenza. In cui la valletta aveva una voce e co-conduceva (Maria Teresa Ruta). In cui il talk-show calcistico aveva mantenuto le caratteristiche della sobrietà. Senza mai cadere nella battuta sbracata, nelle cosce esibite, nell’inutile defilé di veline, di procuratori assetati di sangue, di ex calciatori alla ricerca di una nuova posizione.

La trasmissione continua ad andare in onda cercando di conservare la sua “diversità”. Ma nel marasma delle trasmissioni locali, dello spezzatino domenicale e della tv urlata, si perde nel lontano ricordo di chi del giornalismo faceva un esercizio di stile.

Forse è cambiata la tv, forse è cambiato il mondo. Calcio Graffiti