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COSTANTINO ROZZI

COSTANTINO ROZZI

Ci sono persone che “si fanno da sole”. Che hanno delle idee e le portano avanti. Che le fanno diventare impresa. E dentro questa impresa portano se stesse. Il proprio temperamento, la propria fantasia, la propria indole. Perché è così forte la passione che li spinge che non è possibile distinguere il privato dal pubblico. Nessun ufficio stampa a mediare. Ad inventare la formula giusta. A valutare la convenienza delle parole. Tutto diventa trasparente.

Costantino Rozzi era così. Uomo solo al comando. Come quelle piccole aziende col padrone che arriva in fabbrica prima degli operai. Sempre in prima linea a far sentire la presenza a squadra e tifosi. A mettere la faccia.

Nessun fondo straniero o aziende multinazionali dietro la squadra. Ma la visionarietà di un uomo che immagina e programma. Con quello che ha. Con quello che la provincia gli offre.

Rappresentante di un calcio ruspante che parlava senza mediazioni. Ché nel Centro Italia si parla diretto. Senza inutili giri di parole. Ma frasi sparate tra i denti. E poi quando si torna a casa ci si può guardare con orgoglio nello specchio perché si è stati coerenti con se stessi.

Aveva un sogno Costantino. Trasformare una anonima squadra di provincia in una che giocasse col petto in fuori con le grandi. A sedersi in tribuna tra chi decide le sorti del pallone con la fierezza di chi ha creato qualcosa, lì dove prima c’era solo un allegro dilettantismo. 14 anni in serie A ha tenuto l’Ascoli. Molti di questi insieme a Mazzone. Una coppia che, dietro il cuore, nascondeva la competenza dell’esperienza sul campo.

Verace perché illuminato dalla voglia di fare.

Perché il “Presidentissimo” aveva un’idea. E la voleva realizzare. A modo suo. Calcio Graffiti